domenica 14 febbraio 2010
L'immagine qui sopra addolcisce ricordi di un tempo passato...Vi accenerò, invece, alle frodi alimentari.
Le frodi alimentari hanno caratterizzato la storia del commercio fin dall’antichità. In Italia ed in Europa non soffriamo più la fame del dopoguerra, è vero. Nonostante l’abbondanza di cibo, oggi mangiare sano è il problema di tutti e per farlo, dovremo acquisire una maggiore consapevolezza delle condizioni di vita che preferiamo per noi stessi, per i nostri figli e per la Natura in cui siamo immersi. In questo percorso di tutela della nostra salute possiamo farci aiutare, informandoci al meglio, consultando anche siti di difesa dei consumatori, che si trovano alla voce ”difesa del consumatore alimentare sui motori di ricerca Internet. Generalmente, ci viene consigliato da queste associazioni di cominciare con il preferire l’acquisto di alimenti base semplici piuttosto che troppo manipolati, perché più sono gli interventi di manipolazione prima della vendita al consumatore più aumentano le occasioni di adulterazione, sofisticazione e contraffazione. Per verdura, frutta ed ortaggi, carni, uova e pollami è più conveniente cercare il rapporto diretto con il contadino (magari biologico o biodinamico consapevole, cosa che diventa sempre più difficile, anche in questo ambito, proteggere noi stessi e le colture), per chi vive al mare o in collina, o in città, contattare direttamente e in gruppi di acquisto affidabili, consorzi di pescatori : sanno molto di più su come è stato coltivato (o pescato) il prodotto e si può instaurare un buon rapporto di fiducia. Sembra che le leggi ci difendano dalle frodi del passato, ma…è che ne abbiamo inventate di più tecnologiche! Ecco solo alcune, fra le “piccole frodi” alimentari presenti negli alimenti che acquistiamo, tralascio volutamente le aberrazioni massime che troverete sui siti di ricerca, e tralascio, per ora, le perversioni rivoluzionarie di "sicurezza " del Codex Alimetarius, ormai in vigore legale, dal Gennaio 2010 in tutta Europa:
Per i formaggi:
aggiunta di fecola o di farina di patate o di amidi per aumentarne il peso; aggiunta di grassi, soprattutto margarina, per ottenere con la correzione della quantità lipidica un formaggio specifico; aggiunta di sostanze coloranti o minerali; aggiunta di pectine e gomme viniliche ai formaggi molli per ottenere maggiore compattezza; aggiunta di formaldeide ai formaggi duri a scopo disinfettante per mascherare difetti di lavorazione dovuti al’utilizzo di latte scadente; vendita di formaggi di provenienza diversa o estera come tipici o DOP; formaggi pecorini e mozzarelle di bufala con parte di latte vaccino; formaggi prodotti con latte in polvere ricostituito (consentito in altri paesi); attribuzione della designazione di formaggio doc a formaggi comuni;
Per le carni, ( quando ci dice bene):
animali di tagli meno pregiati per tagli pregiati (es. lombata del quarto anteriore per lombata del quarto posteriore o filetto); animali della stessa specie ma di qualità diversa (es. vitello adulto per vitello); animali ingrassati con sostanze non consentite (es. ormoni);
Per il latte:aggiunta di acqua ossigenata(H2O2) per ridurre una elevata carica batterica; vendita di latte per neonati prodotto con proteine di soia OGM; aggiunta di alcali per riutilizzare latte inacidito; latte in polvere reidratato; latte convenzionale venduto come prodotto biologico; latte pastorizzato venduto per fresco; presenza di colostro o latte mastitico; latte pastorizzato più volte; aggiunta di acqua;
Per la pasta: utilizzo di farine di grano tenero anziché duro (compromette le qualità organolettiche della pasta); -utilizzo di altri cereali meno costosi non dichiarati in etichetta (e conseguente decadimento qualitativo); utilizzo di semole di qualità scadente o avariate; aggiunta di additivi chimici o coloranti per imitare le paste speciali, le paste all’uovo o mascherare un determinato tipo di sfarinato;
Per il pane: non lo si porta a perfetta cottura affinché rimanga ricco di umidità e quindi più pesante (la legge stabilisce che la percentuale di umidità dipende dalla pezzatura, e varia dal 29% per le pezzature piccole fino a 70 gr, al 40% per pezzature grandi oltre 1 Kg ); aggiunta di grassi o ingredienti diversi da quelli consentiti o dichiarati; altre già elencate per la pasta;
Per il miele: aggiunta di zuccheri di origine diversa; miele venduto con origine botanica diversa da quella dichiarata; mieli extracomunitari non controllati, venduti per mieli italiani;
Per l’olio: oli di semi alterati con coloranti come clorofilla e betacarotene venduti per olio extra vergine di oliva; olio extravergine che contiene oli raffinati sia di oliva che di semi; oli all’origine qualificati non idonei trattati con piccole quantità di olio extra vergine raggiungono parametri validi; oli che non rispondono ai requisiti previsti dai regolamenti comunitari (che già farebbero inorridire e che per di più stanno cambiando grazie all’approvazione del Codex Alimentario dal Gennaio 2010)
Per il riso: riso venduto come prodotto nazionale proveniente dall’estero; varietà di qualità inferiore a quella indicata; miscela di diverse varietà; risi mal selezionati, conservati, vecchi o con aggiunta di chicchi rotti e elementi estranei;
Per il pesce: trattamento con nitrato di potassio (salnitro) per ravvivarne il colore; utilizzo di anilina e ammoniaca per ravvivare il colore delle branchie; tipo di pesce venduto con il nome di un altro di qualità e costo superiore(es. zanchette per sogliole, melù per merluzzi, ecc.); aria per fare sembrare i pesci più nutriti; acqua per farli aumentare di peso; prodotti scongelati per freschi o di allevamento per catturato in mare;
Per i vini: aggiunta di sostanze vietate: alcool metanolo(aumenta la gradazione), antifermentativi, aromatizzanti, coloranti, conservanti antiossidanti; vini ottenuti dalla fermentazione di zuccheri di natura diversa da quelli dell’uva (vietato in Italia ma consentito in altri paesi dell’Unione Europea); qualità non corrispondente a quella dichiarata in etichetta; eccesso di anidride solforosa; gradazione alcolica inferiore a quella prevista;
Per le uova: conservate in frigo e vendute come fresche; uova differenti dalla categoria di peso indicata; uova con la data di preferibile consumo superiore ai 28 giorni consentiti; in più non bisogna proprio pensare a come sono trattate le galline e a quante 'vaccinazioni' esse subiscono…orrori che mangiamo poi con le loro uova.
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